Inediti 2005
Tra la serra e l'ossido dei recinti, come a due passi
lo strappo soffice della selvaggina: così, ad ogni fronte
piegata nella luce dovrà accostarsi un retro idiomatico,
lo sporco dei dialetti. Accudire la cuccia dolce
di una lingua di concime - le terga insanguinate
della morte, il ventre folto delle nascite,
il selciato dei fossi.
***
I lombi ancora caldi, appoggiati al portone, la siepe divelta
da una furia naturale. Ti scosti, rientriamo: la luce è spenta
ma la corteccia brucia ancora. Le impronte stanno ferme
per dire la ferocia di una furia passata. Le mani ormai sono altro,
appartengono a una limpidezza senza risorse, ad un nodo
allentato, alla calma del mai finito.
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