dimanche 29 août 2010

DIALECTALES

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Franca Grisoni



............Ma chel saur...



Ma chel saur de persec
che sirche quand che sgagne
ma ‘ndo so nada a töl
se ‘l cate mia ‘ndel fröt.
E chesti chí i è persec
e i è de chei madür
e i gha en bel udur
ma cate mia ‘l saur
isé, proprio de persec,
e sé che ‘l sgusula
e ‘l sponzi sö le sguanze
ma l’è che ‘l sa mia asé
e ‘l resta ‘npo pö ‘ndré
de chèl che gho ‘n ment mé.

.....................Da : La böba, 1986.

jeudi 3 juin 2010

Alberto Pellegatta

Primo Premio Biennale Cetonaverde Poesia – Prima edizione:



Si abbandona, senza peso né anima

all’acqua acrilica.

Fa il morto, mentre lo sfondo

ignora carpe e gatti, si sgonfia

e queste sponde inalano

un paesaggio di ossido e stelle


(dalla piscina al bosco, alla camera da letto, amore)


Così affonda nel corpo naturale

e il verde gli entra in circolo,

scivoloso e segreto.

Le scale sforano nel prato musicale

e il sole non serve più a niente.

Il canto, inquieto, segue una grammatica

primitiva, vegetale.


Questo progetto non prevede viali

né quadranti, né metropolitane

ma orizzonti allergici e luci elastiche.



mercredi 3 mars 2010

Tiziana Colusso

a nuoto nel vuoto
(ined.)

I.

poi tutto finalmente è vanità o forse vacuità - vanitas, vacuum,
elogio della rinuncia, della rarefazione – tutto è una salubre
cerimonia degli addii dal troppo pieno di pensieri valigie incontri
materia del mondo – inavvertito i microcefali terrestri si rarefa l’universo
come una torta troppo lievitata, le molecole fuggono le une dalle altre,
esponenziali, si fa spazio al respiro nel vuoto che quietamente inesorabile
spartisce gli elettroni, le pagine, le occasioni

[…]

IV.

E falta il gorgoglio liquido delle vasche blu verdi arancio nel jardin
de la Grande Mosquée, acque che immagino mormorare
in español, nonostante l’ubicazione parigina, memorie moresche
dell’Alhambra forse, ou bien mémoires involontaires di un linguismo biologico
più che logico: la voz de l’agua, corriente su las silabas rotundas
de la lengua española e sui ciottoli ruvidi e insieme dolci di una lingua araba
trasognata in antichi conversari amorosi proprio qui, à Paris,
ma ora tutto questo non importa più, nel sogno un dettaglio soltanto
diventa gigante: ed è l’assenza struggente dell’acqua, que falta de murmurar
in queste vasche incrostate, per risparmio o pigrizia chissà o fine di stagione
(non sembra, ma ottobre appesantisce già le foglie) e il volo liquido
s’arresta senza più slancio a bordo vasca, si ripiega il sogno
come ali di un pavone che da millenni oramai ha rinunciato alla danza
del volo, sospeso tra la materia vivente
d’uccello e la materia morta di statua, in attesa di un’autorizzazione
a decollare.