[Tre inediti]
1. Gabbiani, dunque
La poesia e la fogna, due problemi mai disgiunti
Eugenio Montale
Ho fatto male a dirne tanto male
e per questo si vendicano.
Scesi dall’alto dei loro tramonti
vengono a pascolare davanti al mio portone.
e per questo si vendicano.
Scesi dall’alto dei loro tramonti
vengono a pascolare davanti al mio portone.
Mangiano l’immondizia
l’unica pianta che cresce in città,
nella nostra città,
un rampicante che cresce già morto
e adesso nutre il popolo dei cieli.
l’unica pianta che cresce in città,
nella nostra città,
un rampicante che cresce già morto
e adesso nutre il popolo dei cieli.
Prendevo in giro il Kitsch:
mi ritrovo gli zombie sotto casa.
mi ritrovo gli zombie sotto casa.
2. Sunt lacrimae rerum
È specialmente nel pianto
che l’anima manifesta
la sua presenza
che l’anima manifesta
la sua presenza
Somiglia all’acqua
che spegne gli incendi.
Invece è l’opposto – cauterio.
Quando il dolore tracima,
allora, contro l’acqua, serve fuoco.
E il pianto è questo:
merca, marchio rovente, fumo
che sale dalla pelle a sigillare
(per quanto?) la ferita.
che spegne gli incendi.
Invece è l’opposto – cauterio.
Quando il dolore tracima,
allora, contro l’acqua, serve fuoco.
E il pianto è questo:
merca, marchio rovente, fumo
che sale dalla pelle a sigillare
(per quanto?) la ferita.
3. Ego humus
Ogni tanto mi telefona il mio amico malato.
Dovrei dire piuttosto “un” mio amico malato,
visto che non è il solo.
Ma lui è diverso dagli altri,
è “il mio amico malato”.
Da quanto lo conosco? Non ne ho idea.
È un poeta, e abbiamo letto spesso insieme.
Quando? Venti anni fa?
Facciamo pure trenta – mezza vita.
E lui, nel frattempo, ammalatosi,
ha cominciato a chiamarmi, ogni tanto.
Rispondo sempre, ovunque.
Resto a sentirlo a lungo;
resto a sentirmi a lungo.
Se lui è malato, io che cosa sono?
Perché mi cerchi?
Per ricordarmi che anch’io sono malato?
Non come te, ma quasi, dolce
mia ombra sfregiata.
Dovrei dire piuttosto “un” mio amico malato,
visto che non è il solo.
Ma lui è diverso dagli altri,
è “il mio amico malato”.
Da quanto lo conosco? Non ne ho idea.
È un poeta, e abbiamo letto spesso insieme.
Quando? Venti anni fa?
Facciamo pure trenta – mezza vita.
E lui, nel frattempo, ammalatosi,
ha cominciato a chiamarmi, ogni tanto.
Rispondo sempre, ovunque.
Resto a sentirlo a lungo;
resto a sentirmi a lungo.
Se lui è malato, io che cosa sono?
Perché mi cerchi?
Per ricordarmi che anch’io sono malato?
Non come te, ma quasi, dolce
mia ombra sfregiata.
(2015)